
“Ma essere saggi, questo voleva dire stare al di sopra della gioia e del dolore, della paura e della compassione, dell’ambizione e dell’orgoglio ferito. Essere saggi significava portarsi al di sopra di tutte le cose, non odiare e anche non amare più nessuno, accettare imperturbabili sia il rifiuto sia la simpatia degli altri. Colui che è veramente saggio non è più toccato da niente e da nessuno. Diventa irraggiungibile e nulla può più levarsi al di sopra di lui. Sì, essere così, quella sarebbe stata una cosa desiderabile.” M. Ende: La Storia Infinita. Non è questa in realtà l’opinione dell’autore, ma solo un’idea che il protagonista ha in un determinato momento: rappresenta comunque bene lo stereotipo del saggio. In questo capitolo (Il Monastero delle stelle) i cosiddetti sapienti si sono allontanati da tutto, anche dalle famiglie e vivono in modo ascetico; alla fine del capitolo non è che facciano poi una gran bella figura.
Secondo me l’idea del saggio irraggiungibile è da superare: la saggezza che vale la pena di conquistare è quella che si applica all’interno delle relazioni. Sarebbe utile avere a disposizione alcune saggezze portatili e quotidiane, che ci aiutino a vivere meglio. Forse bisogna rivedere questo stereotipo del saggio. Non è un essere imperturbabile, quasi impenetrabile ai sentimenti e distaccato dagli eventi; la saggezza non è immobilità, non significa evitare i pericoli. Chi è saggio ha rinunciato ai piaceri dell’esistenza? No, perché sono espressione di sapienza anche divertirsi, creare, cantare, ribellarsi e fare l’amore. La saggezza probabilmente ha molte facce e può variare in relazione ai tempi e alle inclinazioni personali. Sarebbe comunque un vantaggio portarla nella vita, riguarda tutti e è una conquista che vale la pena di realizzare. |
Splendida riflessione 🌼
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Una bella sorpresa trovare un commento, credevo che questo blog imperfetto fosse quasi invisibile. Grazie!
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e chissà, magari sono solo la prima goccia dell’oceano di emozioni che vi ho scovato 😀
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Oceano di emozioni? Veramente?
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