Una campanella e le sue storie.

Chissà se qualcuno ha mai chiesto a o Omero, a Beethoven, a Michelangelo Buonarroti di tenere i piedi per terra e di guardare al concreto, lasciando perdere l’arte, la bellezza la creatività, evitando di perdere tempo in favole, musichette e disegnini.
Mi viene in mente perché una mia amica è stata rimproverata per aver comprato una campanellina decorativa.
Sinceramente le riflessioni che avrei potuto scrivere mi facevano temere di non essere sintetica.
Ma sto correggendo, e trovo in un tema una risposta breve: “Se dovessi dare una definizione di bellezza probabilmente direi: ente il cui scopo è ingannare il prossimo, estraniandolo, in modo illusorio, dalla realtà, senza il quale la vita non avrebbe senso. Se si pensa a una dimensione nella quale la bellezza non è concepita, si sarebbe motivati a vivere? Per bellezza intendo l’aspetto puramente esteriore, tutto ciò che comprende questo sostantivo provoca in noi un senso di gioia e compiacimento. La realtà estetica è estremamente pervasiva poiché permette all’umano di perseguire un obiettivo o sogno, conferendo significato a questa mera vita” (c’è qualche correzione per rendere il testo più chiaro).
Certo, ci sarebbe ancora molto da dire; per esempio, la bellezza non è per me soltanto esteriorità, perché ha in sé anche senso e significato; inoltre credo che ci sollevi a volte dalla parte banale e crudele della vita, ma non esaurisce in questo il suo ruolo. Mi fermo, altrimenti il pensiero non sarà breve.
E comunque, non so voi, ma io diffido di chi insiste troppo sull’invito a tenere i piedi per terra
(grazie all’amica e allo studente).